Dott.ssa Simona de Simoni, Guardia Ambientale Volontaria
La psicologia ambientale è il ramo più giovane della psicologia sociale, la data di nascita si colloca tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, nasce negli Stati Uniti, “sulla spinta degli studi di quelli che Bonnes e Secchiaroli definiscono “fattori esterni”, come la psicologia architettonica e la geografia comportamentale”. Questa disciplina studia il comportamento umano e analizza i pensieri e gli affetti che lo muovono in rapporto agli stimoli ambientali e le influenze reciproche che si verificano tra uomo e ambiente (Rosaria Sonia Petrosino, Il benessere legato all’ambiente, 2000). La psicologia ambientale è una scienza applicata che indaga il grado di consapevolezza, gli atteggiamenti e i valori degli individui relativamente alla cultura ambientale, studia il modo in cui la conoscenza tra l’individuo e l’ambiente può essere utilizzata per sviluppare strategie pratiche, educative, informative e formative per incoraggiare idonei comportamenti a favore della sostenibilità ambientale (Linda Steg et al., Manuale di Psicologia ambientale e comportamento ecologici, 2019)
Illustriamo in che modo gli studi, le ricerche, le competenze e le conoscenze scientifiche della psicologia ambientale possono essere utilizzate per realizzare attività di educazione ambientale nelle scuole. L’educazione ambientale è un “Processo per cui gli individui acquisiscono consapevolezza ed attenzione verso il loro ambiente, scambiano conoscenze, valori, attitudini ed esperienze che li metteranno in grado di agire individualmente o collettivamente, per risolvere i problemi attuali e futuri dell’ambiente”. In queste parole dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature, Commission on education and communication) si coglie l’importanza fondamentale dell’educazione ambientale quale strumento per cambiare comportamenti e modelli attraverso scelte consapevoli orientate allo sviluppo sostenibile (Caterina Longo, La terra nelle Vostre mani, Progetto di educazione all’ambiente, 2016).
Le attività di educazione ambientale che vengono proposte da alcuni soci di Fondazione Sorella Natura per gli studenti delle terze, quarte e quinte classi delle scuole secondarie di secondo grado all’interno dei P.C.T.O. Legge n. 145 del 30/12/2018 (ex alternanza scuola/lavoro) partono da una ricognizione dei comportamenti degli studenti relativamente alla conoscenza dei temi ambientali attraverso l’analisi dei risultati avuti con la somministrazione di questionari conoscitivi, per proseguire con attività didattiche interattive che vedono lo studente “protagonista” di attività formative svolte in gruppo attraverso l’utilizzazione di tecniche psicopedagogiche.La Psicologia ambientale considera fondamentale sia gli aspetti cognitivi che quelli emotivi negli individui relativamente all’acquisizione di conoscenze e competenze in ambito della promozione di una corretta educazione ambientale e della prevenzione dei rischi ambientali. I principali aspetti cognitivi nella relazione uomo-ambiente, secondo Brunswik e Neisser riguardano le mappe cognitive che sono “le rappresentazioni in memoria delle informazioni spaziali” che gli individui creano sulla base delle proprie esperienze, convinzioni e pensieri, che a volte sono da modificare (Rosaria Sonia Petrosino, Il benessere legato all’ambiente, 2000). Dagli studi di G. Böhm (2003) emerge l’importanza della relazione tra emozioni e percezione dei rischi ambientali, questa correlazione, a volte, influisce sui comportamenti individuali che vanno considerati ed eventualmente modificati (Linda Steg et al., Manuale di Psicologia ambientale e comportamento ecologici, 2019).
Considerando queste indicazioni della Psicologia ambientale, gli esperti della Fondazione che andranno a realizzare le attività di Educazione Ambientale con gli studenti delle scuole superiori utilizzeranno le tecniche formative psicopedagogiche del Problem Solving e Role Playing per trattare gli aspetti cognitivi ed emotivi correlati alle conoscenze e competenze in ambito ambientale. Successivamente forniranno delle informazioni sulla valutazione dei comportamenti e illustreranno ai partecipanti delle indicazioni tecniche al fine di giungere alla consapevolezza relativamente ai propri atteggiamenti, pensieri e percezioni per arrivare ad un eventuale cambiamento al fine di migliorare il benessere individuale e quello ambientale.
La formazione interattiva - esperienziale
La formazione esperienziale utilizza tutti i canali: cognitivo, emotivo e fisico dei partecipanti. Il partecipante è protagonista attivo, si osserva mentre agisce (auto-osservazione) ed osserva il comportamento degli altri (etero-osservazione); viene stimolato un processo di apprendimento strutturato in momenti di sperimentazione, confronto, riflessione, al fine di scoprire elementi e conseguenze negative e disfunzionali di alcuni comportamenti e pensieri e a valorizzare gli aspetti positivi e costruttivi del proprio comportamento, facilitando l’attivazione delle risorse personali e di gruppo, relativamente a tutti i temi centrali che riguardano la tutela dell’ambiente (Maria Cristina Nardone et al., Migliorare il presente, inventare il futuro: il problem solving per le organizzazioni, 2012). Obiettivi: facilitare la capacità di gestire il cambiamento attraverso un comportamento flessibile ed adattivo, migliorare le proprie competenze comunicative, di collaborazione e di fiducia negli altri, sviluppare le proprie abilità, creatività e capacità di mettersi in gioco. In Italia, questa metodologia formativa è stata introdotta dall’Istituto Europeo di Neurosistemica (IEN) di Genova nel 1990 e ha trovato rapida applicazione anche nel mondo dell’istruzione. Nello specifico, possono essere utilizzate le tecniche del Role playing e del Problem Solving, rispettivamente per gli aspetti emotivo-relazionali e cognitivi.
Il Role Playing è una tecnica formativa di gruppo realizzata dal medico Jacob Levi Moreno nel 1934, viene utilizzata da personale esperto per analizzare attraverso delle “simulazioni” gli aspetti emotivi e relazionali vissuti dal protagonista in una situazione reale o costruita (un film, una immagine, una canzone, un testo teatrale, ecc.) in questo caso relativa alle emozioni percepite relativamente a una situazione di rischio ambientale. I partecipanti chiamati ad esprimersi, ad immedesimarsi, si allenano a interpretare i panni di altri, a ipotizzare altre soluzioni di comportamento, lasciano emergere la persona con la sua creatività e flessibilità. Tale tecnica formativa fornisce ai partecipanti gli elementi per poter comprendere meglio i propri atteggiamenti e, quando è necessario, attuare dei cambiamenti. Il Role Playing si avvale del contributo attivo di tutti i partecipanti che, attraverso il confronto e lo scambio di vissuti e delle esperienze, contribuiscono alla crescita individuale e del gruppo (Sergio Capranico, Role Playing: manuale ad uso di formatori ed insegnanti, 1997).
Il Problem Solving, è una tecnica formativa di gruppo che deriva dalla psicologia cognitivista (Allen Newell e Herbert Simon, Problem Solving, 1972), viene definito un modello formativo innovativo utilizzato per la soluzione dei problemi umani, relazionali e sistemici. Questo modello cognitivo parte dal presupposto che vi è una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti, che a volte si verificano pensieri “disfunzionali” per la risoluzione di problemi reali. Tale metodica guida a trovare soluzioni originali ad ogni singolo problema, prendendo in considerazione le peculiarità e fornendo ai partecipanti gli strumenti, le strategie e le tecniche cognitive per la gestione dei problemi e della comunicazione. Si parte da una situazione “stimolo” che può essere una immagine, un video, uno scritto su una criticità, in questo caso ambientale, e si organizza con i partecipanti una discussione guidata tenuta da personale esperto al fine di arrivare, attraverso l’espressione e il confronto di tutte le singole opinioni, a una soluzione condivisa da tutti i partecipanti e “funzionale” per la risoluzione del problema proposto. Lo scopo fondamentale dell’educazione ambientale esperienziale è quello di formare giovani che diventeranno adulti più consapevoli, che sapranno apprezzare e tutelare la natura e il nostro pianeta, contribuendo con comportamenti adeguati alla salvaguardia di un futuro ambientale sostenibile, anche attraverso la partecipazione ad iniziative culturali di informazione “sulla saggia ecologia” a favore della cittadinanza .
Bibliografia
Newell Allen, Simon Herbert A., Problem Solving, Englewood Cliffs. Prentice Hall, New Jersey, 1972
Capranico Sergio, Role playing: manuale a uso di formatori e insegnanti, Ed. Raffaello Cortina, Milano, 1997
Nardone Maria Cristina et al. Migliorare il presente, inventare il futuro: problem solving per le organizzazioni Ed. Ponte alle Grazie, Milano, 2012
Rosaria Sonia Petrosino, Il benessere legato all’ambiente, articolo pubblicato sulla rivista “Sociologia della comunicazione”, anno XV, n. 29, Ed. Franco Angeli, Milano, 2000
Linda Steg et al. Manuale di Psicologia ambientale e comportamenti ecologici, Ed. FS, Milano, 2019
Legge 145, del 30/12/2018 P.C.T.O. Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex alternanza scuola lavoro) per gli studenti degli Istituti superiori
Mirilia Bonnes, Gianfranco Secchiaroli, Psicologia ambientale: introduzione alla psicologia sociale e ambientale, Ed. Carocci, Roma, 1992
Sito: www.sorellanatura.org