Prof. Francesco Frondini - Professore associato, Dipartimento di Fisica e Geologia - Geochimica e vulcanologia dell’Università degli Studi di Perugia
A circa 10 anni dal terribile disastro nucleare di Fukushima, il secondo più grave della storia dopo Chernobyl, il governo giapponese ha annunciato la decisione di scaricare l'acqua radioattiva usata per il raffreddamento della centrale di Fukushima Daiichi nell’oceano Pacifico. Il piano del Giappone per gestire l’acqua contaminata viene descritto dalle istituzioni come "il migliore possibile” ed è stato approvato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) delle Nazioni Unite.
Le acque, stoccate in grandi serbatoi nei pressi della centrale, sono state filtrate con il sistema ALPS (advanced liquid processing system) che ha rimosso gran parte dei nuclidi radioattivi, ad eccezione del trizio che è ancora presente in concentrazioni circa 100 volte superiori ai limiti consentiti. Per raggiungere tali limiti le acque radioattive verranno ulteriormente diluite prima del rilascio, con grande consumo di acque di falda. Per sbarazzarsi di tutta l’acqua accumulata serviranno più di 30 anni e i possibili effetti del rilascio sull'ecosistema costiero sono sostanzialmente sconosciuti a lungo termine.
Nonostante le rassicurazioni delle autorità giapponesi e dell’IAEA, la maggioranza dei Giapponesi si dichiara contraria allo scarico delle acque reflue nell’oceano Pacifico e stanno crescendo le proteste delle comunità locali e dei pescatori; molte associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, hanno presentato dei reports che mettono in evidenza come il sistema ALPS potrebbe non essere in grado di filtrare completamente alcuni isotopi di rutenio, cobalto, stronzio e plutonio.
Gli oceani sono una risorsa globale e l’ambiente marino è tutelato da una Convenzione delle Nazioni Unite (UNCLOS, 1994) che obbliga gli Stati a prevenirne l’inquinamento. Autorizzare lo sversamento di inquinanti radioattivi a mare, anche se diluiti, è una decisione eticamente discutibile che può creare un pericoloso precedente e incoraggiare futuri scarichi.
La soluzione proposta è veramente la più sicura e la migliore possibile?