n. 12 – 10 Dicembre 2014
Con il mese di novembre e con l’avvicinarsi del Natale nella Scuola italiana si svolgono, ormai da anni, due riti, diversi ma uniti da un’ottica demolitrice, che non può esser condivisa: il rito delle occupazioni e quello della contestazione del Presepio a Scuola.
Del primo non varrebbe neppure la pena di parlare se non vi fossero state le improvvide dichiarazioni del sottosegretario al MIUR, Faraone, il quale ha definito le occupazioni “educative” ed ha detto che Lui, per la Sua formazione, deve molto alle esperienze di occupazioni che ha effettuato da studente … ci permettiamo due considerazioni:
- la prima che chi è al Governo della Repubblica Italiana deve esser, fra le altre cose, garante di legalità. Ora non c’è dubbio che le occupazioni delle Scuole – pubblici edifici – sono illegali … tollerate dal permissivismo imperante ma illegali e, spesso, occasioni di vandalismo e trasgressioni varie: di formativo hanno solo il fatto di far credere ai giovani che sia sempre tutto lecito … anche ciò che non lo è; quindi contribuire a quella cultura dell’illegalità che permea purtroppo il Paese.
- La seconda considerazione è che speriamo, siamo convinti sia così, che la formazione del sottosegretario si basi anche su qualcosa di più solido che non le occupazioni fatte da studente …
Ben più grave il ripetersi, questa volta da parte di un dirigente scolastico ( … un dirigente …?!) di Bergamo, della campagna contro il Presepio a Scuola in quanto simbolo religioso che non potrebbe trovare spazio nella Scuola, perché laica e perché disturberebbe gli alunni non cristiani.
A fronte di queste affermazioni ricordiamo al dirigente di Bergamo ed a tutti gli educatori, che uno dei fondamenti dell’educazione è quello di fornire ai giovani valori basici di identificazione per la crescita armonica della personalità e che quindi la trasmissione delle tradizioni della cultura in cui nascono è fondamentale, così come insegna tutta la storia della pedagogia. Il Presepe, da ottocento anni, è simbolo di una grande festa, certo cristiana, che è presente – pur declinata oggi in chiave consumistica – in tutto il mondo occidentale ed in molto dell’altro. Simbolo che non può e non deve esser denegato in nome di una laicità che diviene mero laicismo: a chi può dar fastidio un Bambino simbolo, oltre che di fede religiosa, per chi l’ha, di amore del prossimo, di tolleranza e di pace per tutti? Può dar fastidio solo ad Erode e a chi se ne fa moderno (?) seguace.
Quanto al non fare il Presepio perché offenderebbe alunni non cristiani è considerazione che non regge per vari motivi: nell’Islam Gesù è rispettato come profeta; in altre religioni non è noto e quindi che offesa darebbe a chi non lo conosce? Inoltre credo vada chiarito, una volta per tutte, che integrazione non significa per noi abbandono della nostra identità ma significa, per chi viene nel nostro Paese, rispetto delle nostre tradizioni e dei nostri valori e non, certo non, pretesa del loro abbattimento.
Quindi fate ovunque il Presepio, simbolo di amore e tolleranza, di pace e accettazione.
Senza il Presepio che è espressione dei valori cristiani di amore del prossimo, non sarebbe possibile l’integrazione del diverso ed il dirigente scolastico che lo denega non avrebbe la libertà di negarlo … non glielo consentirebbero né il califfo né il dittatore … faccia, Lui per primo il Presepio, come dovuto omaggio a quel Gesù Bambino che ha dato all’Umanità ed a Lui anche la libertà di disconoscerlo!!!
A tutti un Natale di gioia e serenità … col Presepio a Scuola!
Roberto Leoni
presidente