06 Ottobre 2015
In questi giorni il ministro Giannini ha dovuto emanare una circolare con la quale di fatto diffida la Scuole, dirigenti e docenti, ad introdurre azioni educative fondate sulla così detta teoria “gender”; fondate cioè sul nulla. Gender infatti non ha basi scientifiche, è uno slogan che ha qualche successo poiché termine anglofono, se si fosse detto genere, in italiano, avrebbe trovato meno successo. Viviamo in una fase ricca di slogan e di pseudo scienze, basti pensare, in altri settori, alla popolarità raggiunta da slogan come “rifiuti zero”, “chilometro zero”, “tolleranza zero” … suonano bene ma sono privi di contenuti reali.
Certo gender oltre che esser uno slogan ha anche il grave difetto di presentarsi come teoria scientifica- che non è – così come non lo sono altre panzane, come quella, ad esempio, della così detta “ontopsicologia”. Su tutto questo ha certo responsabilità la comunicazione, stampata e radio/TV che, spesso e volentieri, cade in trappole culturali superficiali e demagogiche pur di fare titoli ed audience.
Anche qualche Scuola, qualche dirigente e docente ci casca o l’accetta per scelta ideologica, arrivando a definire i genitori non come padre e madre ma come genitore 1 e genitore 2; poi, forse, anche genitore x giocabile al totocalcio …!!!.
Gender in sostanzadice che nella specie umana non esiste una sessualità definibile come maschile o femminile ma una sessualità scelta dai soggetti e che può esser etero, omo, trans … per ora, poi magari si dirà … pedofila, zoofila …
Proverò, pur in poche righe, a fare chiarezza scientifica, avendo dedicato anni di studio in Italia e nel mondo, Svezia, Danimarca, USA, Canada, Israele, Giappone, ai problemi della sessuologia ed avendo scritto forse il primo libro italiano sull’educazione sessuale, che andrebbe invece denominata sessuata ed avendo inoltre fondato e diretto una rivista internazionale, bilingue, di antropologi sessuale comparata.
Gli esseri umani nascono per riproduzione sessuale (oggi anche medicalmente assistita in varie modalità) ed il corpo umano è fisiologicamente distinto in maschile e femminile, per avere due apparati riproduttivi diversi (sussistono poi casi fisiologici di ermafroditismo ma questi sono rari e patologici). Dalla differenziazione genitale maschile e femminile, che come scopo primario ha quello riproduttivo, gli appartenenti alle specie umana traggono piacere anche indipendentemente dallo scopo riproduttivo e con modalità diverse, autoerotiche, eteroerotiche, omoerotiche (ci sono poi forme patologiche).
Dalla nascita alla maturità così come si sviluppano corpo e psiche si sviluppa la psicosessualità che, passando in tre fasi fondamentali, orale, anale e genitale, attorno al quinto anno dà luogo all’assunzione dell’identità sessuale che, nella maggior parte dei casi, è coerente con l’apparato genitale e si ha quindi l’identificazione maschile e femminile che, nei tempi e nelle culture, si svolge con ruoli differenziati ma sempre volti alla sessualità etero ed alla riproduzione.
In altri casi, in genere a causa della mancanza di positivi modelli di identificazione sessuale, forniti di norma dai genitori, padre e madre, lo sviluppo della psicosessualità non avviene coerentemente con il sesso genitale e si ha allora una identificazione non coerente con il sesso genitale ma di tipo omosessuale o, in situazioni più complesse, quella della transessualità. Questo tipo di identificazione nei tempi e nelle società ha avuto riscontri diversi.
Oggi possiamo dire, allo stato delle conoscenze scientifiche, che omosessuali non si nasce (l’omosessualità non è genetica) e che l’omosessualità non è una malattia da curare. È una diversità (in relazione allo standard corrente che è quello etero erotico) da accettare ma che non può esser un modello di sviluppo equipollente a quello eterosessuale. Per intenderci accettazione non è omofilia così come non deve esserci omofobia. L’aggregazione umana basica è quella fra maschio e femmina, che dà luogo alla riproduzione ed all’assunzione dei ruoli genitoriali, che le società sanciscono come famiglia tramite i riti matrimoniali presenti ovunque e da sempre.
Aggregazioni omosessuali possono esserci, crediamo debbano esser accettate e regolamentate anch’esse, con diritti e doveri, ma, non essendo finalizzate alla riproduzione, non sono definibili famiglie e non ci sembra possano esser sancite con riti equipollenti al matrimonio, né dare luogo alla dizione genitore 1 e genitore 2. Si aprono poi questioni complesse e diverse quando, nelle unioni solo femminili si dà luogo a maternità con inseminazione artificiali ed ancor più complesse se i soggetti in unione maschile pretendono avere, in adozione, dei figli.
Poiché, come dicevano i latini, maxima debetur puero reverentia (che nel nostro discorso vuol dire che ogni bambino ha diritto ad una positiva identificazione sessuale coerente con il sesso genitale. Se questo non avviene non si condanna e non si esalta, se ne prende atto. La Scuola non può, non deve, però, correr dietro alle mode mediaticamente diffuse ma attrezzarsi culturalmente ed eticamente per impartire un’educazione sessuata che tenga basicamente conto del fatto che maschio e femmina li chiamò, li benedisse e li chiamò Uomo. Certo il discorso non si conclude qui, quanto detto è un prologo: cercheremo di approfondire su chiari basi etiche, scientifiche, pedagogiche, metodologiche e didattiche. Però il ministro ha fatto bene ad emanare la circolare.
Roberto Leoni
presidente